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La zucca

05/11/2013

immagine di due zucche


La zucca fa parte alla famiglia delle Cucurbitaceevaria molto per forma, fusto, colore e dimensioni del frutto e del seme.
Coltivata originariamente nell'America Centrale, come il pomodoro e la patata, dopo la scoperta dell'America è diventato un ortaggio molto diffuso nei Paesi occidentali.
Secondo la botanica le zucche si dividono in quattro categorie: Cucurbita maxima, Cucurbita moscata, Cucurbita pepo, Cucurbita melanosperma.
 
Le zucche invernali appartengono alle specie Cucurbita maxima e Cucurbita moscata.
La Cucurbita maxima ha frutti sferoidalibuccia di differenti colori (arancione o verde), polpa gialla farinosa e sapore dolciastro. Invece la Cucurbita moscata, chiamata comunemente zucca trombetta, per la sua forma di claveè di colore giallo con polpa dolciastra di color arancione ed è tipica del nord Italia.

La zucca, grazie al suo sapore dolce e raffinatoviene utilizzata per realizzare numerose ricette. Oltre ad essere adatta come condimento di diversi tipi di piatti, con la zucca si creano anche mostarde e marmellate.
 
La zucca è un ortaggio altamente digeribile, non molto calorico in quanto contiene un'alta concentrazione di acqua e una bassa concentrazione di zuccheri. Inoltre risulta essere ricco di vitamine come la vitamina A e la vitamina C, di betacarotene e di fibre
La zucca ha infine anche proprietà terapeutiche in quanto i semi contengono ferro, fosforo, potassio, magnesio e zinco. Nella medicina naturale si prescrivano i semi di zucca come cura contro i vermi intestinali o come integratore di sali minerali.

Per verificare se una zucca sia matura si consiglia di verificare la consistenza del picciolo che deve essere morbido e ben ancorato alla zucca. Un altro consiglio per verificarne la giusta maturità è la verifica dell'emissione di un suono sordo a seguito di colpetti leggeri sulla buccia.
 
La zucca intera può essere conservata in ambiente fresco e asciutto anche per diversi mesi. Diversamente, se acquistate la zucca in pezzi, dovrete conservarla in frigorifero e consumarla velocemente. Una volta aperta, si consiglia di congelare la polpa piuttosto che tenerla in frigo perchè rischia disidratarsi o inacidirsi dopo pochi giorni.
 
 

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Tecniche di conservazione degli alimenti

24/09/2013

Alimenti_conservati_sotto_olio


La conservazione degli alimenti è uno dei processi fondamentali della trasformazione agroalimentare e ha lo scopo di preservare nel tempo la commestibilità e il valore nutritivo di un prodotto agroalimentare, prevenendone le alterazioni accidentali.

Esistono due fondamentali ordini di ragioni per cui i cibi si deteriorano
  • alterazioni di origine biologica, ovvero quelle causate direttamente dagli enzimi presenti nelle cellule dell’alimento, o indirettamente, dagli enzimi appartenenti ai microrganismi che contaminano e che si sviluppano nell’alimento. Questi possono alterare i caratteri organolettici e il valore nutritivo dell’alimento causando putrefazione (a carico di proteine e amminoacidi), inacidimento e irrancidimento dei grassi, fermentazione dei carboidrati oppure compromettere la salubrità dell’alimento generando germi patogeni, muffe e parassiti;
  • alterazioni di origine fisico–chimica dovute a ossigeno, luce e raggi UV (favoriscono l’irrancidimento), calore (disidrata gli alimenti, accelera le reazioni chimiche e la riproduzione dei microrganismi), variazioni del contenuto idrico (una diminuzione causa avvizzimento mentre l’aumento favorisce lo sviluppo di muffe e batteri).
Conservare un alimento significa quindi agire in modo tale da bloccare o ridurre il contatto dei cibi con calore, luce, ossigeno e acqua creando condizioni e ambienti sfavorevoli allo sviluppo dei microrganismi attraverso l’azione su temperatura, umidità e reazioni chimiche dell'ambiente.

La storia della conservazione dei cibi è molto antica; gli uomini primitivi sono stati i primi ad avvertire la necessità di conservare il cibo per diverse ragioni legate a stagionalità, nomadismo, imprevisti ecc. Le prime tecniche, sebbene basate su principi tuttora validi, erano molto rudimentali e ricorrevano all’utilizzo di sale, ghiaccio, spezie, fumo, neve o processi come tostatura ed essiccatura. È solo nel corso dell’800 che un pasticcere francese, Nicolas Appert (da cui il nome della tecnica tuttora adoperata) intuisce l’efficacia della conservazione in vetro e dell’utilizzo del calore per rallentare il processo di deterioramento del cibo. Sarà invece un inglese, Peter Durant, nel corso de medesimo secolo, a introdurre le scatole di latta.

Le principali tecniche di conservazione possono essere suddivise in categorie a seconda del principio che sta alla base della tecnica stessa
 
metodi basati sulla riduzione dell’attività dell’acqua
  • l’essicamento, effettuato attraverso la disidratazione utilizzando il calore naturale o artificiale;
  • liofilizzazione, ottenuta unendo due tecniche di conservazione: congelamento prima ed essiccamento sotto vuoto dopo; i prodotti liofilizzati in commercio sono il caffè, preparati a base di verdura e gli alimenti per l'infanzia
  • salatura (assieme all'affumicamento è uno dei metodi più antichi di conservazione): l'azione del sale disidrata i tessuti cellulari con i quali viene a contatto, creando un ambiente poco adatto alla proliferazione batterica;
  • salamoia: l'alimento da conservare viene immerso in una soluzione di sale, acqua e aromi per un periodo di tempo prestabilito;
  • conservazione con zucchero: la presenza di zucchero in concentrazione tra il 50 e 60% ostacola in maniera determinante lo sviluppo di microrganismi;
metodi basati sull’alterazione della temperatura:
  • utilizzo del calore, ovvero cottura, sterilizzazione (sopra i 100°), trattamento UHT, tyndalizzazione, stassanizzazione e pastorizzazione (sotto i 100°);
  • utilizzo delle basse temperature, ovvero refrigerazione, congelamento e surgelazione;
metodi basati sull’alterazione della composizione dell’atmosfera come il sottovuoto, l’atmosfera protettiva e quella controllata, infine l’uso di olii vegetali;
metodi basati su agenti chimici come ad esempio l’affumicatura, l’aggiunta di alcol e di additivi.
 
La conservazione del cibo non risponde solamente a una esigenza di carattere pratico e di reperibilità di certi cibi durante l’intero corso dell’anno ma è diventata una vera e propria arte a disposizione di chef e massaie che con la loro abilità sanno fare di una conserva (a base di carne, verdura, pesce o frutta che sia) una vera e propria prelibatezza, sfruttando i segreti di tecniche antichissime come quelle dell’essiccamento, dell’affumicatura, della salamoia, del sott’olio ed altri ancora.

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I rischi degli OGM

17/07/2013

fotocampoogm

Con il termine Organismo Geneticamente Modificato (OGM) si intendono quegli organismi in cui parte del genoma sia stato modificato tramite le moderne tecniche di ingegneria genetica. Nella fattispecie ci si riferisce a organismi che hanno subito modificazione, inserimento o rimozione di geni.
Il primo OGM moderno fu ottenuto nel 1973 dai ricercatori Stanley Norman Cohen e Herbert Boyer negli Stati Uniti. Da allora ad oggi gli OGM sono passati dallo stato di mera possibilità tecnologica ad una realtà, sebbene le uniche piante geneticamente modificate attualmente coltivate nell’ambiente naturale e commercializzate siano soia, cotone, colza e mais.

Parallelamente all’avvio delle prime ricerche si è anche scatenato il dibattito intorno ai presunti e molteplici rischi di una simile tecnologia. Le controversie si sono riacutizzate in corrispondenza di un episodio avvenuto lo scorso mese di giugno in Italia. 
  Un imprenditore agricolo friuliano, Giorgio Fidenato, al termine di una battaglia legale durata circa tre anni e forte del dissequestro del suo campo e della recente ordinanza della Corte di Giustizia Europea che richiama l’Italia al rispetto delle norme vigenti in materia a livello Europeo, ha avviato la coltivazione del famigerato mais Mon 810, ovvero mais geneticamente modificato. Per tutelare la salute dell’ambiente e dei consumatori Greenpeace, in risposta all’iniziativa di Giorgio Fidenato, ha lanciato una petizione per chiedere al Ministro della Salute Lorenzin di adottare misure di emergenza in grado di vietare ogni forma di coltivazione di OGM a tutela degli ecosistemi e della nostra agricoltura.

Ma proviamo a vedere nel dettaglio quali sono i potenziali rischi derivanti dalla coltivazione di prodotti che hanno subito modificazioni genetiche con l’obiettivo di migliorarne resa, performance e resistenza. I rischi sono di diversa natura e riguardano l’ambiente, la salute dell’uomo, l’economia mondiale e in senso più ampio anche la società civile.

Rischio di contaminazione dei campi coltivatiovvero la diffusione accidentale di semi o polline di OGM verso coltivazioni convenzionali o biologiche adiacenti che, nel caso presentassero quantità significative di OGM nel raccolto, non potrebbero più certificarsi come prodotti non-OGM, generando delle perdite economiche oltre a possibili contenziosi legali per danni tra i produttori. Secondo la normativa europea un prodotto, anche biologico, può essere considerato non-OGM solo se presenta un contenuto di materiale geneticamente modificato al di sotto dello 0.9%.

Inquinamento geneticoovvero il rischio derivante dal fatto che, una volta rilasciato in natura, un nuovo organismo creato dall’ingegneria genetica potrebbe essere in grado di interagire con altre forme di vita con effetti distruttivi, riprodursi, trasferire le sue caratteristiche e mutare in risposta alle sollecitazioni ambientali.

Resistenza agli insetticidi naturaliovvero il rischio di creare un ambiente favorevole allo sviluppo di una resistenza da parte di insetti e parassiti. Un esempio aiuta senz’altro a comprendere il meccanismo: il Bacillus thuringensis (Bt) è un batterio del suolo che produce una tossina insetticida. E’ molto apprezzato dagli agricoltori biologici come insetticida naturale, efficace e sicuro. Adesso però, alcune piante sono state manipolate con il gene della tossina del Bt cosicché esse dispongono della capacità di produzione dell'insetticida nel proprio corredo genetico. Il problema è che la tossina è prodotta per tutto il tempo della loro crescita. Questo significa che gli insetti sono continuamente esposti alla tossina e sono perciò nelle condizioni "favorevoli" allo sviluppo di una resistenza.

Riduzione della biodiversità, ovvero il rischio della sensibile riduzione del numero di specie, animali e vegetali, nell’ambiente naturale (ogni anno si estinguono almeno 30.000 specie viventi). L'introduzione di specie estranee all'ambiente è una delle maggiori cause di dissesto ecologico e riduzione della biodiversità e dunque ogni organismo geneticamente modificato altro non è che una "nuova specie" introdotta nell’ecosistema e che rischia di compromettere gli equilibri naturali del pianeta.

Rischi per la salute dei consumatori, ovvero l’eventualità che vengano accidentalmente generati e quindi introdotti nell’alimentazione umana agenti allergenici e tossici per la salute dell’uomo. Manipolare geneticamente un organismo vuol dire passare ad esso una molecola di DNA che gli permette di produrre una proteina che prima non era in grado di fabbricare. Noi ci nutriamo da sempre di proteine ma esse possono essere "rifiutate" dal nostro organismo scatenando quella che chiamiamo "reazione allergica" o allergia. Oltre al rischio di allergenicità, esiste la possibilità che batteri normalmente innocui possano trasformarsi in patogeni pericolosi per l'uomo a causa dell'introduzione in essi di geni della resistenza agli antibiotici, o in grado di produrre tossine e agenti cancerogeni.

Incremento dell'antibiotico-resistenza, dovuto alla diffusione nell'ambiente di organismi geneticamente modificati che, contenendo un gene che conferisce la resistenza agli antibiotici, comporta un rischio di trasferimento della resistenza a batteri, anche patogeni. La rapida diffusione osservata in anni recenti di numerose forme di antibiotico-resistenza tra i batteri è una problematica di sanità pubblica che ha sollevato un ampio dibattito e per la quale numerose misure di prevenzione sono state messe in atto a livello internazionale e che rischia di essere acuita e accelerata dal fenomeno OGM.

Brevetti sui prodotti alimentari e quindi il rischio della dipendenza dalle multinazionali del cibo. Poiché gli OGM sono coperti da brevetto industriale, per potere accedere alla loro coltivazione è necessario pagare delle royalty, ovvero acquistare ogni anno la semenza e quindi poi di conseguenza diserbanti e concimi specifici per quel determinato prodotto. Questo evidentemente determina una vera e propria dipendenza dalle grandi multinazionali che detengono e gestiscono questo monopolio con effetti potenzialmente devastanti sui principi di libero scambio e trasparenza dei mercati, fattori che a loro volta garantiscono in ultima istanza la nostra libertà, visto e considerato che si parla di una particolare categoria di prodotti, ovvero quelli alimentari che ci assicurano la sopravvivenza.

 

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